All’alba
della dichiarazione di guerra, i soldati italiani della Brigata Pistoia – per
la gran parte emiliani – varcarono il confine all’oscuro di cosa li stesse
aspettando. Non avevano idea di cosa fosse la guerra, né di cosa fosse un
confine né tantomeno il nemico o una trincea. Partivano senza elmetto,
addestrati con tattiche di combattimento vetuste, banda musicale in testa.
Primo
obiettivo snidare quegli austriaci ancora sulla sponda destra dell'Isonzo, per
poter entrare a Gorizia, appena al di là di una tozza collinetta boscosa che
copriva la visuale della città. Quella collinetta boscosa, in realtà fortemente
presidiata, era il Podgora, Calvario di nome e di fatto per quegli uomini, e
prima tomba per centinaia di loro.
Il Calvario degli Emiliani, racconta la loro storia, la storia di uno dei primi attacchi della Grande Guerra,
malamente condotto e malamente conclusosi.
Il
libro di Giacomo Bollini, edito da Gaspari Editore, ricostruisce le vicende tra
testimonianze dirette e documenti inediti, per riportare alla luce un massacro
per troppo tempo rimasto sepolto nei faldoni degli archivi.
A presentarlo al Festival del Libro della Grande Guerra,
alla Casa Della Cultura/Kulturni Dom, di Duino Aurisina, l’autore Giacomo Bollini. Laureato in Storia contemporanea
all’Università di Bologna, è redattore del Museo Virtuale della Grande Guerra
di Redipuglia sorto sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica,
collabora con il progetto Rileggiamo la Grande Guerra e fa parte del comitato
scientifico della Storia degli emiliani e romagnoli nella Grande Guerra.
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