Uno
straordinario evento per un posto fantastico, mistico ed
affascinante.
Il
quinto appuntamento di Duino Book Storie di Angeli
tocca il 5 di
luglio San Giovanni
in Tuba. La Chiesa
costituisce un notevole esempio di stile gotico e fu costruita per
volere dei conti di Walsee, signori di Duino, tra il 1399 e il 1472;
l’edificio fu gravemente danneggiato durante le guerre mondiali e
ricostruito alla fine degli anni Quaranta. La planimetria a navata
unica è caratterizzata dall’abside poligonale, retta da robusti
contrafforti a spiovente; in essa si aprono 5 finestre a doppia
lunetta trilobata. Nello stesso suggestivo sito, in vicinanza delle
risorgive del fiume Timavo, in precedenza si trovava un tempio
pagano, di cui rimangono testimonianze epigrafiche, riutilizzate
negli edifici successivi e tuttora visibili nell’area. Il sacello
dedicato alla Speranza
Augusta (una
lapide accerta la dedica da parte di Sacconio Varrone, tribuno della
Coorte Miliaria Dalmata) andò in rovina, o fu distrutto, ed al suo
posto sorse una basilica paleocristiana, i cui resti sono conservati
nel presbiterio della chiesa attuale: si tratta di lacerti di mosaico
del V secolo d.C. con elementi geometrici ottagonali, motivo
ricorrente pure in analoghe strutture ad Aquileia e nel Battistero di
Grado. Ad età paleocristiana e alto-medievale risalgono anche
elementi di arredi in marmo visibili nella chiesa. La basilica di
undici metri per venti, con il pavimento a mosaico policromo sulla
base di motivi geometrici e nodi di Salomone. Costruita verso la metÃ
del V sec., accolse le reliquie dei Santi Giovanni Evangelista e
Giovanni Apostolo, alle quali si aggiunsero poi anche quelle dei
Santi Stefano, Biagio, Lorenzo e Giorgio. Accanto alla Chiesa fu
eretto in seguito un monastero benedettino, centro dell’opera
missionaria di evengelizzazione condotta dai monaci presso le
popolazioni slave. Le reliquie, poste in una fossa scavata
sotto l’altare, furono tolte ed occultate in un luogo sicuro forse
a causa dell’arrivo dei Longobardi. Le successive invasioni degli
Ungari completarono la devastazione della Chiesa e del Monastero. Il
Patriarca Voldorico avviò i lavori di ricostruzione nel 1112; in
tale occasione furono ritrovate le reliquie, poi conservate in
un’area che fungeva da altare. Questo lo si ricava da una lunga
iscrizione scolpita sulle lastre che formavano la fronte e le due
laterali, in cui si narrano le vicende del miracoloso rinvenimento
delle reliquie. L’unica frontale rimasta è quella conservata nella
sacrestia della Chiesa. Il nuovo edificio fu ampliato con l’aggiunta
dell’abside gotica; altri lavori di restauro vennero eseguiti nel
1519 da Giovanni Hoffer, Capitano di Duino, mentre il campanile fu
ultimato nel 1642. Il toponimo “Tuba” deriva forse da tumba,
in considerazione delle lapidi rinvenute presso il sito, o dal
vocabolo latino tuba che
designa un condotto naturale o artificiale delle acque, in relazione
al vicino fiume sotterraneo.
Dal punto di vista cristiano, invece, la Chiesa di San Giovanni in
Tuba sarebbe sorta nel luogo chiamato “Te Tuba”, come venne
chiamato quello in cui si stabilì uno dei primi insediamenti umani
di sopravvissuti al diluvio universale; proprio lì, nel Giorno del
Giudizio, uno dei quattro angeli dell’Apocalisse dovrebbe suonare
la sua “tuba” (tromba) per chiamare i defunti fuori dalle loro
tombe in modo da risorgere. Ecco perché molti in passato avevano
desiderato farsi seppellire in questo luogo.
L’iniziativa
delle ore 18.00
- Ed in tale luogo verrÃ
presentato
da Don Fabio La Gioia decano di Duino Aurisina il
volume
“Come è nata
la Bibbia?, ed. Phasar (Firenze) .
Introduzione generale alla sacra Scrittura. Oggigiorno
si parla della Bibbia come del grande codice della cultura
occidentale. Questo libro indaga il modo in cui si è arrivati alla
formazione dei libri sacri, ed il lungo percorso di maturazione
relativo al significato e ai valori trasmessi dal grande codice. Il
libro tratta delle tematiche generali e previe alla lettura della
sacra Scrittura. Suddiviso in quattro parti, nella prima – LA
BIBBIA E LE SUE PROPRIETÀ – si discutono argomenti quali la
Rivelazione e la parola di Dio, l’ispirazione, il contenuto e
l’unità , la «verità » della Bibbia. La seconda parte – IL
CANONE BIBLICO – prende in esame la formazione del canone (insieme
dei libri sacri e normativi), riflettendo poi sul significato dello
stesso. La terza – IL TESTO BIBLICO E LA SUA TRASMISSIONE –
indaga il modo in cui i libri sacri sono arrivati fino a noi e,
grazie ai metodi di critica testuale, come si è risaliti a un testo
il più vicino a quello originario (di cui non possediamo copia per
alcun libro biblico). La quarta – ERMENEUTICA ED ESEGESI – è
dedicata alla distinzione e investigazione dei due campi di
studio scientifico della sacra Scrittura.
Attraverso questo
percorso si cerca di rispondere a una domanda di fondo (da cui il
titolo), sottesa a tutto il libro:
«Come è nata la Bibbia?».
Al
termine della presentazione
del Volume l’inaugurazione
della Mostra fotografica di Linda Simeone “Gli ANGELI DI CASTEL
S.ANGELO”. Una mostra fotografica raffigurante i dieci
angeli della Passione posizionati in uno dei luoghi più amati e
visitati di Roma. La
statua dell’Angelo con la Colonna scolpita da Antonio Raggi e
arreca l’iscrizione Tronus
meus in columna.
L’Angelo con i flagelli opera di Lazzaro Morelli, e porta la
scritta In
flagella paratus sum.
L’Angelo con la corona di spine è opera di Bernini e del figlio
Paolo, ma la scultura originaria non fu mai collocata sul ponte ma è
stata custodita nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte. Sul ponte
è stata posta una copia dello scultore Paolo Naldini, la scritta che
arreca la statua è In
aerumna mea dum configitur spina. L’Angelo
con il sudario o Angelo con il Volto Santo è stata scolpita da
Cosimo Fancelli, sotto la statua si può leggere la scritta Respice
faciem Christi tui.
L’Angelo con la veste e i dadi, anche questa statua è opera dello
scultore Paolo Naldini, ed è accompagnata dalla scritta Super
vestem meam miserunt sortem.
L’Angelo
con i chiodi è opera dello scultore Girolamo Lucenti, la sua
iscrizione è Aspiciant
ad me quem confixerunt.
L’Angelo con la croce di Ercole Ferrata in cui è incisa la
frase Cuius
principatus super humerum eius.
L’Angelo con il cartiglio, anche questo scolpito da Bernini insieme
al figlio Paolo. Sul ponte si trova una copia di Bernini stesso con
l’aiuto dello scultore Giulio Cartari, mentre l’originale è
custodito nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte, per lo stesso
motivo dell’Angelo con la corona. L’angelo arreca
l’iscrizione Regnavit
a ligno deus.
L’Angelo con la spugna è opera di Antonio Giorgetti, la sua
scritta è Potaverunt
me aceto.
E l’Angelo con la lancia scolpito da Domenico Guidi, presenta
l’iscrizione Vulnerasti
cor meum.
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