venerdì 28 ottobre 2022

Storie di vini a Budapest - I due Tokaji



Due ospiti d'onore per questa puntata di #storiedivini dedicata al Tokaj in diretta da BUDAPEST oggi pomeriggio alle ore 16.00. 

Massimo Romita, presidente del Gruppo Ermada VF presenterà assieme all'Ambasciatore delle Città del vino Gianpietro Colecchia questa interessante puntata sul vino Tokaj


I DUE TOKAJI


C’erano una volta, non molti anni fa, due vini diversi tra loro, per colore, sfumature, profumi, sentori, struttura e, non ultimo, anche per destinazione finale. Qualcuno dirà cosa significa, presto detto: l’italiano faceva bella figura di se sulla tavola ed accompagnava con dovizia di particolari soprattutto i piatti di pesce; l’altro quello ungherese, scalda gli animi ed il cuore, non predilige la tavola imbandita ne il chiacchiericcio dei commensali, si comporta più come un amico che ti tiene compagnia (anche in “dolce” compagnia) nei tuoi momenti più intimi e delicati e si esalta se decidi di condividere con lui il tuo palato, magari con un pezzo di Roquefort o con della pasticceria a base di pasta di mandorle (ad esempio quella siciliana) oppure, nelle serate più fredde, con una favolosa fetta di torta.


Tutti sanno che dal 2008 il vino Tocai, sia quello Friulano che quello Veneto, hanno dovuto cambiare nome perché troppo simile al Tokaji Ungherese. Invero, di simile c’era solo il nome, in realtà sono due vini pregiati ma molto differenti tra loro. Oggi il nome del vino in Veneto é Tai, mentre in Friuli Venezia Giulia è Friulano, (la denominazione del vitigno resta però “Tocai Friulano”, come registrato ufficialmente nel Catalogo Nazionale Varietà di Vite.

Mi rendo conto che parlare di Tokaji in Ungheria è come se un milanese tentasse di spiegare, come si cucinano le orecchiette con le cime di rapa e acciughe, ad un barese. Ma con delicatezza ed un pizzico di ironia ci proverò. Per meglio comprendere il motivo della scelta del titolo di queste poche righe “I due Tokaji”, dobbiamo fare un passo indietro:


  • Con la fusione di Due città (Buda e Pest), muove i primi passi quella che oggi è una splendida Metropoli: “Budapest”;

  • Dall’unione di Due Stati (Austria e Ungheria), nasce un grande Impero: quello “Austro-Ungarico”;

  • D’assemblaggio di Due vitigni (Furmint e Harslevelu bianco e giallo), si produce da secoli un favoloso vino;

  • Attraverso Due distinte vendemmie (Uva Botritizzata e Uva non intaccata dalla muffa ma raccolta a novembre) più Due processi di trasformazione del mosto (Fermentazione prima e Rifermentazione dopo), si ottiene un grande Tokaji.


Per tornare al Tokaji e, precisamente alla sua variante più conosciuta l’Aszù, dobbiamo sapere che si tratta di un vino dolce, frutto di un intenso lavoro dell’uomo, del tempo e della sua muffa nobile (Botrytis Cinerea).


Come dicevamo si tratta di un vino dolce e molto longevo, le cui uve vengono selezionate per garantire la migliore qualità. La Fermentazione avviene lentamente in botti ungheresi (di solito nuove) per alcune settimane (a volte anche quattro). Mentre l’invecchiamento avviene in botti che variano da 136 a 200 litri per due anni e, prima della commercializzazione, riposa ancora per un anno in bottiglia.


Chiuso il contenzioso con gli amici dell’Ungheria, se ne profilano altri all’orizzonte, ad esempio quelli che riguardano il Prosecco, la Ribolla Gialla e, non ultimo, lo Schioppettino (quest’ultimo colpito da una “guerra intestina”).


Dopo i primi tentativi di “shakerare” il vino con i trucioli di legno, oggi sta subendo altri numerosi attacchi e gli analisti concordono nel dire che non saranno gli ultimi. Per cui rivolgiamo al “mondo del vino” un accorato appello teso a serrare le fila. Non farebbe male sedersi davanti ad una tavola imbandita piuttosto che davanti ad un tavolo ricolmo di carte bollate. Il tempo dei campanilismi e delle beghe di bottega sta volgendo al termine, oggi il vino (tutto) necessità di un fronte compatto e deciso, avverso chi vuole, a tutti i costi, ridurlo a “bevanda pericolosa”.        

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