4 maggio ore 18 sulla Pagina Facebook di Duino&Book (LINK)
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AURISINA/TRIESTE/TERRACINA/RAVENNA
“STORIE DI PIETRE E DI ROMA” -
Conferenza Online
Introdotti dal Presidente del Gruppo Ermada Flavio Vidonis, Massimo Romita interverranno da Trieste la Soprintendente per l’archeologia, le belle arti e il paesaggio del FVG, Simonetta Bonomi e l’Archeologa Paola Ventura, da Ravenna l’Assessore con delega alla Cultura, Elsa Signorino e l’Arch. Sandra Manara - Direttore del Mausoleo di Teodorico; da Terracina Luigi Orilia presidente del Gruppo Ermada Flavio Vidonis di Borgo Hermada
Un percorso ideale attraverso le meraviglie della
nostra Italia, da Trieste a Terracina, passando per Aquileia e Ravenna,
legate dalla storia delle Pietre di Aurisina e di Roma.
Un incontro tra luoghi diversi, ma uniti dalla
storia, di Roma, che ha caratterizzato luoghi e simboli del territorio. Luoghi
legati alle Pietre un percorso di
storia, archeologia e architettura attraverso le parole di importanti
personaggi che si occupano della valorizzazione dei luoghi della nostra Italia.
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- Approfondimenti.
Il Mausoleo di Teodorico
Il
Mausoleo di Teodorico, sito UNESCO dal 1996, è tra i primi posti
nell’immaginario collettivo del patrimonio architettonico italiano, dopo il
Colosseo, il Pantheon e la Torre di Pisa. Si tratta di un monumento unico, che
si pone tra le vestigie più significative della sua epoca. Esso rappresenta,
più di ogni altra costruzione, la tenacia ed il temperamento del re goto
Teodorico (454-526 d.C.), barbaro e nomade di origine ma cresciuto a
Costantinopoli, che per decenni contemperò culture profondamente diverse
lasciando segni indelebili nelle città del suo vasto regno italico. Il Mausoleo di Teodorico, a Ravenna
è la più celebre costruzione funeraria degli Ostrogoti. Non sappiamo con
precisione quando e da chi fu costruito, vale a dire se alla sua realizzazione
provvedesse lo stesso Teodorico i Grande ancora in vita (pertanto prima del
526), o se vi provvedesse la figlia Amalasunta a ridosso della morte del
padre.Dal dicembre 2014
il Ministero per i beni e le attività culturali lo gestisce tramite il
Polo museale dell'Emilia-Romagna, nel dicembre 2019 divenuto Direzione
Regionale Musei. La
cupola è costruita con la Pietra di Aurisina.
Scoperta ad Aquileia una nuova piazza dell'età tardoantica
Un'équipe dell'Università di Verona - Dipartimento Culture e Civiltà, sotto
la direzione di Patrizia Basso in collaborazione con Diana Dobreva, ha da pochi
giorni concluso una nuova campagna di scavo nell’area del Fondo ex
Pasqualis, posto all’estremità sud-occidentale di Aquileia. Data la
difficile situazione sanitaria generale, si è trattato di una campagna di
lavoro diversa rispetto a quelle degli altri anni, senza la presenza di
studenti e quindi priva dell’abituale valore formativo, ma fortemente
voluta da parte di tutti gli enti coinvolti come segno tangibile dell’impegno a
continuare le attività di ricerca in città pur in un momento molto complesso
Gli scavi «I lavori di quest’anno hanno evidenziato come il mercato
oggetto delle indagini costituisca uno straordinario e unico caso
nell’intero Impero per monumentalità e differenziazione delle aree di vendita,
a seconda dei prodotti commercializzati – spiega Basso -. In
effetti, gli scavi hanno portato alla luce un nuovo e finora ignoto
edificio che faceva parte del complesso, posto a occidente dei due già
individuati nel 1953-54 da Giovanni Brusin, in un terreno non indagato in
quegli anni per la presenza di un vigneto allora in uso. Confermando le
anomalie emerse con le prospezioni geofisiche condotte nel 2018, sono emerse una
piazza ancora intatta nella sua pavimentazione in lastre in calcare di Aurisina,
estesa per 26 metri in lunghezza e 6 in larghezza, e due serie di basi
allineate ai lati, pertinenti ai pilastri dei portici che la attorniavano». La scoperta Di grande interesse sono
anche alcune tracce di vita quotidiana, che permettono di
“popolare” i resti strutturali: si tratta di incassi regolari per giochi con
pedine che si osservano sul cordolo laterale alla pavimentazione, a riprova che
nella piazza e nelle botteghe e bancarelle correlate non solo si vendeva e
comprava, ma anche si sostava e passava del tempo a giocare e
chiacchierare con altri avventori e che dunque questi mercati erano
luoghi di incontro e di socialità di centrale importanza urbana. Assieme alle
altre due piazze in vista nell’area, questa nuova acquisizione attesta la vitalità
dell’intero complesso di carattere commerciale, che, posto immediatamente a
sud della basilica, costituiva il cuore pulsante della vita economica e sociale
dell’Aquileia tardoantica. Vi si accedeva da nord e quindi appunto dall’area
della basilica, ma anche dal fiume, come hanno mostrato le aperture sul
più esterno dei due muri di cinta urbani portati alla luce già dal
Brusin a sud delle stesse piazze e le rampe correlate a queste aperture
individuate con gli scavi dell’Università di Verona nel 2018-19.
Teatro Romano
Terracina
http://www.teatroromanoterracina.it/
A quasi vent’anni dall’avvio delle indagini sistematiche nell’area del
teatro, grazie ai molteplici interventi di scavo, restauro e riassetto –
secondo un progetto condiviso da Amministrazione Comunale e
MIBACT/Soprintendenza archeologica – diversi aspetti dell’edificio antico
possono oggi ritenersi definiti. Il teatro, risalente agli ultimi decenni
dell’Età Repubblicana (approssimativamente intorno al 70-60 a.C.), venne
rinnovato e nobilitato durante il principato di Augusto (27 a.C.-14 d.C.) con
profusione di marmi pregiati. Esso occupa il versante settentrionale
dell’antico Foro Emiliano che, con la piazza e gli edifici circostanti,
rappresenta un episodio di conservazione strutturale e urbanistica di
eccezionale rarità. La sua effettiva conoscenza è però databile a tempi assai
recenti: dopo i devastanti bombardamenti del 4 settembre 1943, che colpirono
anche il quartiere incentrato sulla piccola Piazza Urbano II e l’abbattimento
delle strutture pericolanti, solo negli anni Sessanta fu possibile, alla
Soprintendenza, eseguire limitati sondaggi. Il progressivo abbandono del
quartiere da parte dei residenti ha determinato negli anni successivi una
situazione di stasi davvero anomala in un centro storico con millenaria
continuità di vita: le importanti testimonianze emerse negli anni Novanta hanno
così fornito la straordinaria occasione di riqualificare uno spazio cittadino
rimasto a lungo in condizioni di degrado urbanistico e sociale, attraverso il
restauro e la valorizzazione monumentale. Del grandioso complesso formato dal
teatro e dal relativo portico dietro la scena, decorato da sculture, opere
d’arte e iscrizioni commemorative, sono stati riportati in luce ampi settori:
il versante orientale della cavea con le
gradinate in blocchi di calcare pertinenti agli ordini inferiore e medio; parte
del piano dell’orchestra, rivestito di marmi colorati; l’edifico della scena,
con i muri di sostegno del palcoscenico ed elementi architettonici dei due
ordini del prospetto; i due ambulacri di accesso ; resti del quadriportico tra
il teatro e la piazza forense, con pavimentazione a lastre marmoree e numerosi
elementi del colonnato. Alla riscoperta dell’edificio si è affiancato il
ritrovamento di pregevoli reperti (statue, ritratti, affreschi, materiali
architettonici, epigrafi) tuttora in corso di studio, facenti parte
dell’assetto strutturale e dell’apparato decorativo di un impianto teatrale tra
i più antichi e meglio conservati del Lazio. Gli ultimi lavori hanno inteso
restituire una prima continuità visiva tra l’edifico antico e la piazza,
attraverso una modifica della viabilità locale e realizzare forme di anastilosi
al suo interno con la ricollocazione di una colonna del frontescena che
rievochi nel visitatore moderno l’imponenza e lo sfarzo profuso nella creazione
del contesto antico. Il completamento delle indagini e delle attività
conservative, nonché le opere per il riuso compatibile del complesso, si
presentano oggi come un obiettivo concreto capace di avere significativi
riflessi tanto sul piano della proposta culturale di Terracina quanto su quello
delle iniziative pubbliche e private ad essa connesse.
Simonetta Bonomi
Simonetta Bonomi, la nuova Soprintendente per
l'archeologia, le belle arti e il paesaggio del Friuli Venezia Giulia. Padovana di nascita, 62 anni, coniugata e
madre di due figlie, laurea in Lettere e Filosofia presso l'Università degli
Studi di Padova e diploma di perfezionamento in Archeologia Classica, Simonetta
Bonomi presenta un ampio curriculum nell'attività di tutela
archeologica, di direzione di scavi e di valorizzazione del patrimonio
culturale. Curatrice scientifica di numerose mostre e autrice di diverse
pubblicazioni, ha prestato servizio, dopo l'acquisizione della qualifica di
Dirigente nel 2009, presso la Soprintendendenza per i Beni archeologici
della Calabria in qualità di Soprintendente. Dopo la prima fase della Riforma
del Ministro Franceschini, che ha visto la nascita dei Poli Museali e delle
Soprintendenze Archeologia, nel 2015 è divenuta titolare di quella del Veneto.
Per un breve periodo nel 2016 ha anche assunto l’interim della Soprintendenza
Archeologia del Friuli Venezia Giulia.
Nello stesso anno, a seguito della seconda fase della riforma
del MiBACT e all'accorpamento delle Soprintendenze, ha assunto la guida
della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di
Barletta, Andria, Trani e di Foggia con l'obiettivo di "conquistare il
territorio" tutelando e valorizzando l'enorme patrimonio culturale del
nord della Puglia.
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