“GIORGIO DEPANGHER, UN RICORDO”
Incontro ricordo di GIORGIO DEPANGHER a venti anni dalla sua scomparsa: promosso dal Gruppo Ermada Flavio Vidonis nell’ambito di Duino&Book, vedrà la partecipazione di amici ed amministratori ricorderanno la sua figura di uomo, di amministratore, di poeta e traduttore.
Sabato 13 febbraio alle ore 10.00 on line sulla pagina facebook di duino&book in diretta dal centro congressi di Visogliano .
L’incontro sarà moderato da Massimo Romita Presidente Gruppo Ermada VF
Interverranno:
Vera Tuta Ban già vicesindaco di Duino Aurisina
Marisa Skerk già vicesindaco di Duino Aurisina e presidente Circolo Sloveno SKD” Igo Gruden, Slovensko kulturno društvo Igo Gruden
Martina Vocci giornalista TV Capodistria
Giorgio Ret già sindaco di Duino Aurisina
Saluti istituzionali del Sindaco Daniela Pallotta
Giorgio
Depangher è stato una delle più
rilevanti personalità del territorio di Duino Aurisina. Nato a
Capodistria nel 1941, si trasferì a Trieste nel 1954 all'epoca del grande
esodo dall'Istria. Nonostante il doloroso distacco dalla sua terra,
riuscì ad integrarsi in profondità nel comune di Duino Aurisina, dove andò
a risiedere, tanto da diventarne sindaco negli anni '80.
La sua formazione culturale
si sviluppò tra l'Istria e l'Italia: qui si laureò e divenne insegnante di
materie letterarie nelle scuole medie.
Si impegnò in attività
politiche e sindacali, oltre che culturali. Fondò nell' 81 il Circolo Istria di
cui fu presidente per sei anni, e assunse un ruolo importante nell'istituto
Gramsci, per il quale organizzò varie attività culturali; tra altre pubblicazioni,
curò anche gli atti di tre convegni sulle minoranze, rispettivamente negli anni
'85, '86, '88.
Tutta la sua attività
converge su un obiettivo fondamentale: collaborare a creare, in questa regione
così ricca di tensioni tra italiani e sloveni, una cultura della convivenza,
che poggi sulla conoscenza reciproca e che si arricchisca dell'apporto di
entrambe le tradizioni.
Anche la sua produzione
letteraria è improntata alla sua volontà di integrazione tra le due culture:
poeta egli stesso, ha condotto un'attività di traduzione di numerosi testi di
poeti sloveni tra cui Igo Gruden e France Preseren.
Negli anni Ottanta sono
uscite tre sue raccolte di poesie: Il ginepro e il vento (1983), I
silenzi della città (1984) e Con l'altra parte di me (1987).
Nelle liriche della
prima si evidenzia come dato costante la profonda relazione che il poeta
istituisce tra sè e il Carso, un ambiente dove tutti gli elementi naturali e
paesaggistici assumono una funzione
simbolica, si riempiono di significati che
esprimono la difficoltà dell'integrazione e una forte tensione sentimentale e
morale.
Nella seconda raccolta
Depangher utilizza una lirica meno evocativa, per rappresentare intrecci più
complessi di situazioni pubbliche e private raccontando poeticamente la
difficoltà del suo inserimento in una società talvolta ostile, divisa da
barriere che egli cerca di abbattere.
Nell' ultima opera compie
una profonda riflessione sulla storia sua e di tanti altri, affrontando la
tematica della doppia identità, della sua integrazione nel territorio, e
proponendo una cultura della convivenza sia dal punto di vista storico-biografica
che sentimentale-esistenziale.
In tutte queste liriche si
evidenzia un forte desiderio di unificazione, ma spesso anche l'amarezza per "una
storia che non cresce".
L'ultima
raccolta, Sbrindoli (cioè Brandelli), è uscita postuma
nel 2002, ad un anno dalla sua prematura scomparsa: è un libretto di poesie in
dialetto capodistriano , pagine di un diario dolce e malinconico che scavano
nei segreti degli uomini e della vita. "Xe stada cusì curta 'sta
zornada.
Nel 2004 è stato istituito il Premio Depangher, Il riconoscimento è promosso dall'Istituto
Gramsci del Friuli Venezia Giulia assieme al Circolo Istria, al Gruppo Skupina
'85, al Circolo Krozek '91 di Duino Aurisina, ai Comuni di Duino Aurisina e di
Capodistria in memoria di Giorgio Depangher, già sindaco del Comune, per
diffondere tra i giovani quegli ideali di fratellanza e di collaborazione fra
popoli di lingue e culture diverse ma vicini per geografia e radici comuni, che
furono propri della sua attività d'insegnante e letterato, promotore di cultura
e amministratore pubblico.
Il Premio, annuale, era rivolto agli studenti
delle ultime due classi delle scuole superiori (massimo 21 anni) delle province
di Trieste e Gorizia, del Comune di Capodistria, della Comunità slovena in
Italia e di quella italiana in Slovenia e Croazia.
Il
Ginepro e il Vento
Roccia che vince la terra
- verde ginepro-
alle stagioni solido e dritto
vivi
senza domande
senza riflessi irrisolti
a godere del bacio dell'acqua
dell'abbraccio del gelo sul Carso
della compagnia dolce e triste
del rosso sommacco.
Passi tra ombre e luce
senza patemi
vivendo ferite di uccelli
e di mani
senza negare le aspre bacche femminee
mature per giochi maturi.
Povero il vento
consuma una vita senza confini
a frugare anfratti nascosti
con guizzi nervosi
con logoranti e costanti percorsi
con esasperate rincorse
a riflettere su se stesso
a cercarsi
a ferirsi nella trasparenza delle ore invernali
fino a smarrirsi
nella disperazione di sguardi non raccolti
fra neve e gelo.
Vive il ginepro
fino a rinsecchire
a bruciare nella calura estiva,
rincorre il vento la vita
instancabile
arando doline
prati e pietre bianche.
Un giorno mi sono fermato.
Il ginepro e il vento è la lirica che dà il nome alla prima raccolta poetica di Depangher (1983) e che ne presenta i temi principali. Il paesaggio carsico assume una funzione simbolica: il ginepro, nella sua vitalità tenace (verde...alle stagioni solido e diritto vivi) può personificare la difficoltà, ma anche la paziente positività della vita carsica. Al ginepro sembra contrapposto il vento ( povero ) a simboleggiare la pena di una logorante ricerca , fino alla disperazione , ma instancabile. In realtà le azioni del ginepro e del vento corrono parallele (vive il ginepro,... rincorre il vento la vita ), quasi eterne, in una comunanza di destini.
E' in questo ambiente aspro, difficile, che il poeta ha colto dei significati che poteva sentire suoi, con questo carso si è sentito in sintonia, e vi ha messo radici ( un giorno mi sono fermato ).
Il linguaggio poetico è scarno, asciutto, come la pietra carsica, ma denso di significati, sottolineati e posti in relazione dall'uso delle anafore ( senza...senza ). Anche i suoni sono aspri e rilevati dalle allitterazioni ( a frugare anfratti nascosti), nei versi brevi e irregolari, dove contribuiscono a significare la pena della vita.
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