lunedì 8 febbraio 2021

Giorgio Depangher, ricordo del poeta a 20 anni dalla sua scomparsa.

 “GIORGIO DEPANGHER, UN RICORDO” 

Incontro ricordo di GIORGIO DEPANGHER a venti anni dalla sua scomparsa: promosso dal Gruppo Ermada Flavio Vidonis nell’ambito di Duino&Book, vedrà la partecipazione di amici ed amministratori ricorderanno la sua figura di uomo, di amministratore, di poeta e traduttore. 

Sabato 13 febbraio alle ore 10.00 on line sulla pagina facebook di duino&book in diretta dal centro congressi di Visogliano .



L’incontro sarà moderato da Massimo Romita Presidente Gruppo Ermada VF

Interverranno:

Vera Tuta Ban già vicesindaco di Duino Aurisina

Marisa Skerk già vicesindaco di Duino Aurisina e presidente Circolo Sloveno SKD” Igo Gruden, Slovensko kulturno društvo Igo Gruden

Martina Vocci giornalista TV Capodistria

Giorgio Ret già sindaco di Duino Aurisina 

Saluti istituzionali del Sindaco Daniela Pallotta

 


Giorgio Depangher è stato una delle più rilevanti personalità del territorio di Duino Aurisina.  Nato a Capodistria nel 1941, si trasferì a Trieste nel 1954 all'epoca del grande esodo dall'Istria.   Nonostante il doloroso distacco dalla sua terra, riuscì ad integrarsi in profondità nel comune di Duino Aurisina, dove andò a risiedere, tanto da diventarne sindaco negli anni '80.

     La sua formazione culturale si sviluppò tra l'Istria e l'Italia: qui si laureò e divenne insegnante di materie letterarie nelle scuole medie.

     Si impegnò in attività politiche e sindacali, oltre che culturali. Fondò nell' 81 il Circolo Istria di cui fu presidente per sei anni, e assunse un ruolo importante nell'istituto Gramsci, per il quale organizzò varie attività culturali; tra altre pubblicazioni, curò anche gli atti di tre convegni sulle minoranze, rispettivamente negli anni '85, '86, '88.

     Tutta la sua attività converge su un obiettivo fondamentale: collaborare a creare, in questa regione così ricca di tensioni tra italiani e sloveni, una cultura della convivenza, che poggi sulla conoscenza reciproca e che si arricchisca dell'apporto di entrambe le tradizioni.

     Anche la sua produzione letteraria è improntata alla sua volontà di integrazione tra le due culture: poeta egli stesso, ha condotto un'attività di traduzione di numerosi testi di poeti sloveni tra cui Igo Gruden e France Preseren.

     Negli anni Ottanta sono uscite tre sue raccolte di poesie: Il ginepro e il vento (1983), I silenzi della città (1984) e Con l'altra parte di me (1987). 

      Nelle liriche della prima si evidenzia come dato costante la profonda relazione che il poeta istituisce tra sè e il Carso, un ambiente dove tutti gli elementi naturali e paesaggistici assumono una funzione simbolica, si riempiono di significati che esprimono la difficoltà dell'integrazione e una forte tensione sentimentale e morale.

     Nella seconda raccolta Depangher utilizza una lirica meno evocativa, per rappresentare intrecci più complessi di situazioni pubbliche e private raccontando poeticamente la difficoltà del suo inserimento in una società talvolta ostile, divisa da barriere che egli cerca di abbattere.

     Nell' ultima opera compie una profonda riflessione sulla storia sua e di tanti altri, affrontando la tematica della doppia identità, della sua integrazione nel territorio, e proponendo una cultura della convivenza sia dal punto di vista storico-biografica che sentimentale-esistenziale.

     In tutte queste liriche si evidenzia un forte desiderio di unificazione, ma spesso anche l'amarezza per "una storia che non cresce".

      L'ultima raccolta, Sbrindoli (cioè Brandelli), è uscita postuma nel 2002, ad un anno dalla sua prematura scomparsa: è un libretto di poesie in dialetto capodistriano , pagine di un diario dolce e malinconico che scavano nei segreti degli uomini e della vita. "Xe stada cusì curta 'sta zornada.

Nel 2004 è stato istituito il Premio Depangher,  Il riconoscimento è promosso dall'Istituto Gramsci del Friuli Venezia Giulia assieme al Circolo Istria, al Gruppo Skupina '85, al Circolo Krozek '91 di Duino Aurisina, ai Comuni di Duino Aurisina e di Capodistria in memoria di Giorgio Depangher, già sindaco del Comune, per diffondere tra i giovani quegli ideali di fratellanza e di collaborazione fra popoli di lingue e culture diverse ma vicini per geografia e radici comuni, che furono propri della sua attività d'insegnante e letterato, promotore di cultura e amministratore pubblico.
Il Premio, annuale, era rivolto agli studenti delle ultime due classi delle scuole superiori (massimo 21 anni) delle province di Trieste e Gorizia, del Comune di Capodistria, della Comunità slovena in Italia e di quella italiana in Slovenia e Croazia.


 

Il Ginepro e il Vento

 

Roccia che vince la terra

- verde ginepro-

alle stagioni solido e dritto

vivi

senza domande

senza riflessi irrisolti

a godere del bacio dell'acqua

dell'abbraccio del gelo sul Carso

della compagnia dolce e triste

del rosso sommacco.

Passi tra ombre e luce

senza patemi

vivendo ferite di uccelli

e di mani

senza negare le aspre bacche femminee

mature per giochi maturi.

 

Povero il vento

consuma una vita senza confini

a frugare anfratti nascosti

con guizzi nervosi

con logoranti e costanti percorsi

con esasperate rincorse

a riflettere su se stesso

a cercarsi

a ferirsi nella trasparenza delle ore invernali

fino a smarrirsi

nella disperazione di sguardi non raccolti

fra neve e gelo.

Vive il ginepro

fino a rinsecchire

a bruciare nella calura estiva,

rincorre il vento la vita

instancabile

arando doline

prati e pietre bianche.

Un giorno mi sono fermato.


Il ginepro e il vento è la lirica che dà il nome alla prima raccolta poetica di Depangher (1983) e che ne presenta i temi principali. Il paesaggio carsico assume una funzione simbolica: il ginepro, nella sua vitalità tenace (verde...alle stagioni solido e diritto vivi) può personificare la difficoltà, ma anche la paziente positività della vita carsica. Al ginepro sembra contrapposto il vento ( povero ) a simboleggiare la pena di una logorante ricerca , fino alla disperazione , ma instancabile. In realtà le azioni del ginepro e del vento corrono parallele (vive il ginepro,... rincorre il vento la vita ), quasi eterne, in una comunanza di destini.

E' in questo ambiente aspro, difficile, che il poeta ha colto dei significati che poteva sentire suoi, con questo carso si è sentito in sintonia, e vi ha messo radici ( un giorno mi sono fermato ). 

Il linguaggio poetico è scarno, asciutto, come la pietra carsica, ma denso di significati, sottolineati e posti in relazione dall'uso delle anafore ( senza...senza ). Anche i suoni sono aspri e rilevati dalle allitterazioni ( a frugare anfratti nascosti), nei versi brevi e irregolari, dove contribuiscono a significare la pena della vita.



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