mercoledì 6 aprile 2022

09 Maggio #storiedipietre STORIE DI PIETRE DEI PALAZZI DI TRIESTE

 


Programmato per il 9 maggio alle ore 18:00 la nuova puntata della serie #storiedipietre:

STORIE DI PIETRE DEI PALAZZI DI TRIESTE

Un viaggio alla scoperta dell'architettura dei palazzi della bellissima città di Trieste, con Bruno Ricamo. L'utilizzo della pietra di Aurisina, alla scelta degli architetti del territorio per realizzare i più importanti palazzi della città. Regia di Linda Simeone.

Il Palazzo del Lloyd Triestino è stato costruito tra il 1880 ed il 1883 su progetto dell'architetto viennese Heinrich Von Ferstel, per accogliere la sede definitiva della società di navigazione "Lloyd Austro-Ungarico", fondata nel 1836, che assumerà la denominazione di "Lloyd Triestino" dal 1922. E' il palazzo più imponente di Piazza Unità, in stile eclettico, considerato una tra le più felici interpretazioni del Rinascimento italiano del Ferstel. Danno risalto alla maestosità della facciata principale gli accurati elementi decorativi, come il fastigio centrale (con il simbolo del Lloyd affiancato da due vittorie, due giovanetti e dalle statue di Eolo, Mercurio, Vulcano e Nettuno) e le due stupende statue muliebri, collocate ai piedi della facciata entro due nicchie absidate, quella di sinistra raffigurante Teti, simbolo dell'acqua dolce, quella di destra Venere, simbolo dell'acqua di mare. La facciata verso il mare è caratterizzata da un corpo di fabbrica sporgente al centro, sul quale si ergono quattro colonne di ordine gigante e due statue, che ricordano Leucotea, dea protettrice dei marinai e Urania, protettrice della poesia astronomica.  Tutti i gruppi scultorei esterni sono stati ideati da due artisti viennesi, Pokorny e Haerdtl, e realizzati dalla "Società degli operai di Trieste" in pietra di Grisignana d'Istria.  Ornano l'atrio dell'ingresso principale due grandi sculture marmoree raffiguranti l'Intelligenza e il Lavoro, firmate, rispettivamente, da Ivan Rendic e Francesco Pezzicar. All'interno sono assolutamente degni di rilievo il monumentale scalone d'ingresso in pietra del Carso con colonne e pilastri in marmo rosso di Verona, i candelabri di Albert Milde e lo splendido salone delle sedute e delle feste, ove spiccano due grandi ritratti dell'Imperatore Francesco Giuseppe e dell'Imperatrice Elisabetta e due pregevoli lampadari di Murano pendenti da un bellissimo soffitto a cassettoni. L'esigenza della costruzione di un nuovo palazzo di giustizia a Trieste divenne impellente nei primi anni del novecento, quando le sole 200 stanze degli uffici giudiziari allora esistenti tra via Santi Martiri (oggi Duca d'Aosta), via della Sanità (oggi A. Diaz) e l'importante archivio dei Libri Tavolari (custodito nel vecchio palazzo Bordeaux), cominciarono a dimostrarsi troppo esigue per i bisogni di una città emporiale in espansione che aveva toccato i 235.000 abitanti nel 1910. Il Ministero dei lavori pubblici austriaco dette inizio ai lavori nel 1913, ma l'opera dovette venir sospesa nel 1915 all'inizio della prima guerra mondiale.A guerra finita, il precedente progetto apparve subito insufficiente ai bisogni e il governatore italiano di Trieste, nel 1919, indisse un nuovo concorso fra tre architetti triestini per il suo rifacimento "con maggior decoro architettonico e su basi stilistiche italiane". Il concorso fu vinto da Enrico Nordio cui, nel 1921, fu affidato l'incarico di elaborare il progetto esecutivo. La ricostruzione, per la quale furono preventivati 17 milioni, venne iniziata subito, abbattendo quanto era stato fatto precedentemente, ma due anni dopo dovette essere nuovamente sospesa per ragioni di bilancio e poté riprendere solo nel 1927, anno che vide anche la morte di Enrico Nordio ed il subentro alla direzione dei lavori del figlio Umberto.Ne derivò un edificio di complessive 324 aule, massiccio ma piacevolmente armonico. L'imponente mole di pietra bianca, ispirata al Rinascimento italiano del '500 ed al classico romano modernizzato, è ingentilita da un semicolonnato ionico sorreggente un attico con statue di insigni giuristi romani. Per il basamento venne impiegata la pietra del Carso fornita dalle cave di Aurisina; per la monumentale facciata venne impiegata pietra proveniente dalle cave "Arena" di Pola, (la qualità della pietra è la stessa con cui fu costruito l'anfiteatro romano polese). Per i lavori d'estrazione, lavorazione e trasporto della pietra (la sola cava "Arena" forni oltre 2000 mc di materiale con più di 200 viaggi di barche a motore) vennero impiegati oltre 100 operai. Sull'attico vennero collocate sei statue di giuristi romani, alte 3,2 m, tre delle quali (Domizio Ulpiano, Emilio Papiniano e Triboniano) furono scolpite nella pietra viva da Marcello Mascherini, tre (Salvio Giuliano, Gaio e Paolo Giulio Aulo) da Franco Asco. I nuovi arredi, che sostituirono i vecchi, taluni risalenti all'epoca di Maria Teresa, furono costruiti nelle officine del Lloyd Triestino e in quelle di altre compagnie di navigazione triestine. Nel 1929, nonostante il palazzo non fosse stato ancora completato definitivamente (la facciata lo sarà appena nel 1934), si procedette all'inaugurazione ufficiale, che seguì l'anniversario della Marcia su Roma, alla presenza del Guardasigilli, on. Rocco.

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